Pubblicato da: comeilmare | marzo 26, 2013

Bali: il centro del mondo

taman-budaya-bali1Non appena arrivata a Bali ho capito che occorreva andare al di la’ delle apparenze, dovevo calarmi nell’atmosfera della quotidianita’ della gente, allontanarmi dai clamori da cartolina turistica e immergermi in una natura che e’ rimasta sfolgorante, armonizzarmi al gusto del tempo vissuto lentamente e lasciare le emozioni penetrarmi dentro in un crescendo di: colori, suoni, profumi e sapori che avrebbero reso il viaggio a Bali un’esperienza magica da ricordare per sempre.

Bali ha un fascino unico, tutto e’ pervaso da un’intimo senso spirituale, non c’e’ villaggio che non abbia il suo tempio, non c’e’ campo o risaia che non abbia il suo angolo per le offerte, non esiste forma d’ arte: pittura, scultura, musica, danza, che non ne tragga ispirazione, non c’e’ balinese che prima di completare un qualsiasi atto non si rivolga ad una suprema entita’ per chiedere aiuto e protezione.
Bali e’una delle isole piu’  piccole dell’ arcipelago indonesiano, si trova poco sotto l’ equatore ed e’ un’ enclave minoritaria induista nella piu’ grande nazione musulmana del mondo che e’, per l’appunto, l’ Indonesia.
Per le strada di Bali si svolgono le stesse scene di vita di centinaia di anni fa con la celebrazione di innumerevoli cerimonie religiose. Ad ogni curva, crocevia o angolo di villaggio ci sono altari ornati di stoffe variopinte dove vengono posti incensi profumati che si confondono con l’ aroma dei fiori esotici e dei cibi offerti agli Dei e poi ai Demoni per evitare che questi ultimi disturbino la pace del creato e degli esseri umani.
La loro religione Hindu ha inserito molte credenze di origine cinese come il Barong, animale a forma di tigre/leone che e’ una deita’ benefica e che abbiamo ammirato in uno spettacolo di danza folcloristica accompagnato da un’ orchestra balinese composta da xilofoni e gong. Ammirevole la leggiadria dei danzatori e delle danzatrici, i costumi con stoffe ricche e finemente decorati, le maschere scolpite che sembrano vivere e respirare.
I balinesi sorridono sempre e sono squisitamente cortesi nei nostri confronti, hanno il portamento di antiche civilta’ stampato addosso anche se indossano abiti laceri.
A guardia di ogni ingresso di casa, dei templi e degli altari sono poste moltitudini di statue di Dei e Demoni contornati da stoffe a quadri bianchi e neri o rossi e bianchi. La composizione a scacchi rappresenta gli opposti: il giorno e la notte, il maschio e la femmina, l’ eterna lotta tra il bene e il male, sintetizzati nei due colori contrastanti.
Un’energia misteriosa palpita nelle statue “guardiano,  pronta ad agire per proteggere il luogo e chi lo abita; questa energia a Bali e’ scolpita o disegnata ovunque nella forma della Swastica o croce uncinata che, come ben sappiamo, e’ stata poi usata in maniera erronea e capovolta per altri fini durante il nazismo.
L’ attivita’  spirituale dei balinesi e’ intensissima, ragion per cui, durante il nostro percorso abbiamo avuto modo di assistere a diversi rituali. Per accedere ad una casa, tempio o altro luogo sacro abbiamo indossato il sarong. Ne abbiamo acquistati di molto belli in un negoziettto  che ci ha servito anche del caffe’ al ginseng.
Sono rimasta colpita dal gusto estetico e dalle capacita’ artistiche creative e manuali in tutte le forme di arte che hanno i balinesi. Abbiamo visto statue di ebano, teak, mogano di tutte le dimensioni in vendita nelle adiacenze dei templi, reclamizzate da venditori con un coloratissimo schiamazzo di voci e braccia gesticolanti. Lungo le strade abbiamo visto migliaia di enormi statue in pietra lavica raffiguranti il Buddha e divinita’ Hindu, poi ancora: stoffe tradizionali Endek e Batik ricche di disegni che traggono origine nella notte dei tempi, complicati e colorati con un antico processo di fusione di tinte naturali e cera d’ api e poi: vasi di terracotta, mobili, cassapanche, sedie in legno o rattan.
Per il nostro soggiorno  abbiamo scelto come base Ubud, il centro spirituale e artistico di Bali, rivelatosi la sistemazione perfetta per andare alla scoperta dell’  isola. Si trova infatti a meta’ strada tra le piu’ famose spiagge del Sud e i vulcani del Nord/Est: Agung e Batur che sono entrambi attivi.
Appena abbiamo varcato la soglia dell’Hotel Komaneka Rasa Sayang ci siamo trovati immersi in una fusione di stile balinese e confort.
La camera e ‘ spaziosa con  il letto king size decorato con petali di rosa a formare un grande cuore e asciugamani bianchi modellati a forma di cigni. Il bagno e’  grande quanto la camera da letto con la vasca riempita di acqua profumata e di petali galleggianti.  Un grande cesto di frutta tropicale invitante fa bella mostra di se’ sul tavolo.  Il personale ci chiama per nome,  tutti sono pieni di attenzione nei nostri riguardi e mostrano un sincero piacere nello svolgere i loro compiti anche quelli piu’ umili.
L’hotel e’ immerso nella Monkey Forest ed e’ davverso un’ oasi di pace, l’ unico rimpianto  e’ non aver avuto tempo per fare un tuffo nella piscina a sbalzo sulla foresta sottostante molto suggestiva.
Durante il nostro esplorare il contributo preciso e attento di Kade, la nostra guida, ci ha fatto apprezzare le tradizioni, gli usi e i costumi di questo paese e dei suoi abitanti. Abbiamo cosi’ saputo che la religione e’ al centro della vita quotidiana ecco perche’ abbiamo visto balinesi di qualsiasi eta’ fare offerte e raccogliersi in preghiera in ogni momento della giornata e nei luoghi piu’ disparati.
Dunque…dicevo….dopo la danza del Barong che rappresenta l’ eterna lotta tra il bene e il male ( il Barong e’ il bene il Rangda mostro mitologico e’ il male), siamo stati a visitare  prima il Tempio Pura Desa a Batuan che e’  dedicato al Dio Brahma.  Il Dio Brahma e’ il creatore e padre di tutti gli esseri, e’  la prima persona della Divinita’ Trimurti che e’ composta da: Brahma, Vishnu e Shiva ed e’ raffigurato con 4 teste, 4 facce, 4 braccia e 4 gambe. Poi il Tempio della Purificazione di Tirta Empul  che e’ immerso in una rigogliosa vegetazione, qui si trova una piscina rettangolare molto grande, alimentata da una sorgente sacra attraverso 12 fontane, dove i devoti si immergono per le abluzioni purificatrici.
La natura e’ vivace a Bali e i vulcani ne sono la prova. In un’ atmosfera surreale dovuta all’ umidita’ causata da una fastidiosa pioggerellina pomeridiana arriviamo a quota 1200 m. per vedere il vulcano Batur, ma sfortunatamente, dalla terrazza sospesa sul paesaggio sottostante, si e’ negato alla nostra vista ed e’ rimasto avvolto e protetto da una fitta nebbia.

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Natura a perdita d’occhio sono le risaie di cui il territorio e’  ricoperto, in particolare quelle di Tegalalang inserite tra i luoghi patrimonio dell’Unesco.
Sono terrazzamenti ondulati che sfruttano i terreni in collina per la coltivazione del riso e sono cosi’ perfettamente modellate da sembrare opera di uno scultore.
Abbiamo visto donne minute, quasi tutte anziane dai volti segnati dalle rughe e dal sole, lavorare piegate nelle risaie e trasportare sulla testa indecifrabili quantita’ di riso o altro.
Ci siamo poi resi conto che quel sistema e’ uno dei mezzi di trasporto piu’  diffuso a Bali.
Personalmente mi sono emozionata quando ho incrociato i miei occhi con quelli di una delle donne che stavano mondando il riso facendolo cadere dall’ alto al basso in modo che il vento si portasse via l’ involucro secco e leggero dei chicchi maturi. Ho visto scorrere, in quei pochi secondi di contatto visivo, una vita provata da grandi fatiche e sacrifici, ma allo stesso tempo serena e fiduciosa in  una rinascita migliore.
La sera, al rientro, come sempre mi capita in simili occasioni, avevo solo voglia di silenzio e di un po’ di tempo da sola per riassaporare mentalmente ogni attimo della giornata.
Abbiamo cenato al Lotus Cafe’ un tipico locale balinese, al lume di candela, molto romantico.
La colazione e’ sempre stata abbondante e consumata con tutta calma, non ci siamo fatti mancare proprio nulla, dalla frutta fresca ai pancakes, dai cereali ai pasticcini freschi, dai succhi al caffe’.
Il Palazzo di Giustizia di Kerta Gasa e’ circondato da un fossato, il soffitto del padiglione galleggiante e’ dipinto con tantissime allegorie che rappresentano le varie punizioni comminate a seconda del reato. Mi viene da dire che all’epoca non difettavano certo di fantasia e il loro immaginario riguardo all’ inferno non si discosta da quello descritto da Dante nella Divina Commedia.
Anche qui abbondano sculture raffiguranti Dei e Demoni in varie fogge e posizioni. Un bellissimo portale spicca su tutto.
Un’ altro aspetto inquietante di Bali, oltre al traffico caotico, e’  la presenza di centinaia di cani randagi, sopratutto ai bordi delle strade piu’ trafficate. Molte volte ho chiuso gli occhi perche’ ho avuto la sensazione che Kade ne stesse per investire uno.
Prima di dirigerci alla meta successiva ci siamo concessi una sosta per mangiare il durian in uno dei tantissimi warung. I warung sono bancarelle o baracchini che vendono cibo da strada. Devo dire che, a differenza di quello che avevo assaggiato a Singapore, il durian di Bali mi e’  proprio piaciuto e anche ai miei compagni di viaggio: Rino, Giovanni e Susy.
Abbiamo abbandonato la strada asfaltata e attraverso la foresta, su un sentiero sterrato, dopo quasi un ora di balzi che l’ auto di Kade ha miracolosamente sopportato e noi pure, siamo giunti in quello che io ho in mente come paradiso terrestre: Virgine Beach.
Solo i locali possono conoscere questo luogo, ragion per cui, almeno per ora, non e’ stata ancora presa d’ assalto dalle orde di turisti. Ci sono una decina di capanni dove vive la gente del villaggio. Dopo un bagno rinfrescante nelle acque verdi cristalline, pranziamo con pesce fresco, cucinato sul posto da una famiglia di pescatori, proprio sulla spiaggia di fronte al mare. Cosa desiderare di piu’? Invidio sempre di piu’ la vita semplice dei balinesi che lavorano per vivere e non il contrario.
Abbiamo capito che Bali e’ piena di templi e che e’ assolutamente impossibile dire quanti sono o, men che meno, visitarli tutti. Ci sono i templi delle famiglie, i templi del villaggio, il tempio del distretto e poi i templi che hanno una particolare importanza per essere di proprieta’ di una sola comunita’ e quindi appartengono a tutti i balinesi.
Uno di questi e’  il Pura Goa Lawah che si trova sulla costa sud orientale e il cui nome significa Grotta del Pipistrello. Ed e’ proprio in questo che consiste:  una grotta che si apre su un fianco della montagna, popolata da un numero impressionante di pipistrelli;  tutt’ attorno vi e’ una serie di altari dove vengono depositate le offerte e, proprio davanti, uno spiazzo dove i fedeli si fermano a pregare.
Ovunque si respira un’ aria di sacralita’,  dicono  che il turismo abbia rovinato l’ isola, per certi versi e’ vero, ma se ci si allontana dalle solite rotte si puo’ scoprire che non e’ cosi’ e ritrovare ancora lo spirito antico che aleggia sospeso tra le nuvole in attesa di farsi scoprire da chi  li’ ci va per trovarlo.
Incomincia a piovere mentre ci troviamo a Tirta Gangga,  l’ antico Palazzo sull’ acqua decorato con statue e fontane con giochi d’ acqua, decidiamo di prenderci un tea che ci viene servito aromatizzato con radici di zenzero.
Un  incontro singolare, lungo la strada,  e’ stato quello con un funerale che, a Bali, e’ considerato da parenti e amici come una grande festa, perche’ l’ anima passa dal mondo terreno a quello degli spiriti. Per queste occasioni vengono allestiti addobbi multicolori, banchetti e ornamenti floreali, io ho pensato piu’ a un matrimonio che a un funerale se non fosse stato per i famigliari che, accovacciati in semicerchio, reggevano una foto del defunto.
Il Tempio Reale di Taman Ayun e’  interamente circondato da un fossato pieno di fiori di loto che racchiude un cortile, una grande distesa erbosa e un secondo cortile interno piu’ piccolo dove sono presenti le caratteristiche torri Meru. Uno dei fedeli raccolti in preghiera cade in trance proprio davanti a noi, non capiamo bene cosa stia succedendo, ma rimaniamo impressionati.
Dopo la visita al tempio lasciamo il paesaggio collinare punteggiato da innumerevoli risaie e iniziamo a salire verso il lago Beratan immerso in un ambiente tipicamente montano. Il paesaggio balinese non smette di stupire, l’ aria si fa frizzante, siamo a quasi 1200 metri
d’ altezza. Sul lago sorge il Tempio Pura Ulu Danan, induista e buddista, e’ circondato da bei giardini con un cortile che si prolunga su una piccola isoletta, e’  consacrato alla dea delle acque: Dewi Danu, qui si trova anche l’ unica stupa buddista dell’ isola.
La nostra ultima meta e’ il Tempio di Tanah Lot edificato sul promontorio di una piccola isola raggiungibile a piedi durante la bassa marea. Il momento migliore per vederlo sarebbe all’ alba quando i raggi del sole che fanno capolino dalla linea dell’ orizzonte creano fantastici giochi di luce, ma non e’ il nostro caso. E’ uno dei templi piu’ venerati dai balinesi ma anche uno dei piu’ turistici per la posizione mozzafiato.
Nei giorni trascorsi a Bali abbiamo visitato: templi, complessi religiosi, palazzi, ma, come raccontare di tutte le emozioni raccolte lungo la strada, della vita che ci scorreva accanto, dei bambini sorridenti , del colore dei mercati locali, di quando ci siamo trovati in mezzo alle risaie immersi in un silenzio assordante, di quando le vie  erano poco piu’ larghe dell’auto su cui eravamo, di quando siamo passati sopra il riso steso ad asciugare proprio in mezzo alla strada come se fosse la cosa piu’ naturale del mondo, perche’ Bali e’  uno di quei luoghi magici dove ogni piccola emozione puo’ divenire un incontro e rimanere dentro per sempre.
Bali, dove l’ombelico del mondo e’ il cratere di un vulcano, Bali dove chi immagina di poter trovare il Paradiso terrestre lo ha trovato, Bali dove il verde delle risaie risplende di notte sotto il chiarore lunare, Bali dove i tramonti incatenano lo sguardo e infuocano dolcemente il cielo, Bali dove la musica entra nell’anima e fa tintinnare il vento, Bali dove la spiritualita’si respira con il profumo intenso dei fiori e l’ evanescenza dell’ incenso, Bali e’ li’ che mi aspetta, al centro del mondo…. e io ci voglio tornare.

[ Diario di viaggio di Lella & Rino ]


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